Occorre saper guardare, con occhi e cuore pedagogico, a quei fattori generativi di quel deficit di società civile presente nel Mezzogiorno, non considerandolo come strutturalmente correlato all’ethos meridionale, bensì, come conseguente a una serie di fattori generativi esterni che hanno determinato e determinano nell’animo del popolo meridionale passività e rassegnazione e, insieme, prevaricazione e arroganza. Queste sono forme di vita profondamente strutturate ed interiorizzate a partire dall’infanzia. Per comprenderne le dinamiche che sono alla base significherebbe disoccultare rendendo visibili quei agenti esterni che hanno determinato e determinano le ragioni dell’accettazione, della dipendenza e della subalternità. E’ necessario, pertanto, un decisivo cambio di rotta, andando al cuore dei problemi, impegnandosi in un progetto di formazione che, analizzato e discusso nell’ambito dei concreti contesti di vita, coinvolga i molteplici luoghi dell’educazione e della cultura: dalla famiglia alla scuola alle istituzioni sociali e culturali, dall’associazionismo laico e religioso alle iniziative degli enti locali. Solo attraverso la forza di ampi e opportuni investimenti in direzione di educazione alla convivialità, è possibile veder crescere pratiche di collaborazione, di cooperazione di confronto e di partecipazione.
Anna De Luca
consulente pedagogista
Napoli, 16/7/2020